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mercoledì 26 maggio 2010

NO AL Bullismo



La parola “bullismo” è entrata prepotentemente nelle nostre case e, per alcuni, anche nelle nostre vite, da non molto tempo.


Tutti i mass media ne parlano, riportano numerose e quasi quotidiane casistiche preoccupanti, poiché i soggetti all’interno di queste storie di bullismo sono i giovanissimi, quei bambini e ragazzini che vediamo ogni mattina uscire di casa con lo zaino in spalla, dirigersi da soli o a gruppetti, accompagnati magari da nonni e genitori verso la scuola.


Da quanto tempo si studia e si osserva questo fenomeno?

La Scandinavia, negli anni Settanta, fu il primo paese a occuparsi di questo fenomeno, attraverso diversi studi e pubblicazioni. A seguire poi la Gran Bretagna e l’Australia.
In Italia l’interesse per questa problematica iniziò a emerge verso gli anni Novanta.
Ancora oggi in Scandinavia è però utilizzato il termine mobbing in associazione a comportamenti aggressivi e violenti, tenuti da bambini o adolescenti, contro i loro coetanei.
Dal punto di vista sia sociologico che giuridico il bullismo ha ancora bisogno di molti passi in avanti concreti, il semplice fatto di denunciare i vari fenomeni farà evolvere verso la strada di un sempre più chiaro riconoscimento legislativo, con tutte le conseguenze che ne deriveranno.
Per essere definito tale quali caratteristiche deve presentare?
Le peculiarità che fanno di un comportamento qualunque un comportamento da “bullo” sono le seguenti:
  • Intenzionalità
  • Persistenza nel tempo
  • Relazione assimetrica
Chi fa il bullo, lo fa in modo intenzionale, con “voglia di aggredire l’altro fisicamente o verbalmente”, e ripete tale atteggiamento in modo continuativo.
Inoltre, il bullo è sempre in posizione dominante rispetto alla vittima, che subisce passivamente: ecco l’asimmetria.

Esistono tanti tipi di bullismo.
Bullismo fisico: calci, spintoni, botte, molestie sessuali, pizzicotti, tirate di capelli ecc.
Segue poi il bullismo verbale: derisione, offese, minacce, cose cattive, ingiurie ecc.
E poi ancora il bullismo psicologico: in questo caso la vittima prescelta è ignorata, messa in un angolo, soggetta a voci false e calunniose sul proprio conto.
Solitamente influisce il sesso dei soggetti coinvolti: il bullismo fisico avviene normalmente più ad opera dei ragazzi o di gruppi comunque maschili, mentre quello n verbale o psicologico più ad opera di ragazze.
L’età in cui si può osservare questo fenomeno va dai 7 agli 8 anni, per poi ripresentarsi tra i 14 e i 18 anni.
Stiamo quindi parlando delle elementari e delle medie!
Il bullismo non è una specie di lotta contro la società, o il potere di qualcuno o qualcosa, o contro l’autorità genitoriale o dei docenti, bensì avviene contro un membro del proprio gruppo, all’interno della classe, la quale purtroppo assume un atteggiamento spesso passivo, quasi consensuale, pur essendo consapevole delle ingiustizie, non interviene a favore della vittima e dunque neanche contro il bullo o i bulli.
Dove si può osservare?
A scuola, negli ambienti extrascolastici, nelle palestre, nei campetti di calcio, nei parchi e giardini ecc.

Quali possono essere le cause? La famiglia, intesa come possibile portatrice di modelli non corretti, gli stereotipi offerti con tanta facilità dai mass-media, le relazioni sociali che non si basano sull’aiuto, sulla consapevolezza dell’altro, sulla comprensione, ma al contrario sulla “legge del più forte e del più prepotente”, come modello di successo nella vita quotidiana.
A volte le famiglie si accorgono di un disagio dei propri figli troppo tardi, quando ormai le angherie e le ingiustizie sono state già subite, causando probabili e potenziali danni a livello emotivo.
Ecco dunque la fondamentale importanza di saper ascoltare i propri figli, di porre loro delle domande sulla loro vita, le loro emozioni, i loro eventuali disagi e difficoltà, fare i genitori e non gli amici.
Un padre e una madre, non devono essere amici dei propri figli, ma essere appunto “un padre” e una “madre”, che sanno dare regole, divieti, ma anche e soprattutto sostegno, aiuto e amore.
Il bullismo non è un fenomeno che “deve far parte della crescita”, questo è proprio da evidenziare. La crescita di un adolescente dev’essere sana, responsabile e il più possibile serena.
Il bullismo non si deve sottovalutare come se fosse una bravata qualunque. Al contempo non sono da confondere come fenomeni di bullismo scene come due gruppi di ragazzi che bisticciamo e magari vola un calcio, in questo caso la lotta è simmetrica, tra pari e tra due gruppi.
Il bullismo è una forma di comportamento aggressivo che va assolutamente prevenuta, a questo riguardo sono fondamentali i ruoli attivi e attenti di genitori, insegnanti e personale scolastico ed educativo in generale.


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