Philofobia: come si affronta la paura d’amare
La philofobia, ovvero la paura d'amare, è quella che probabilmente nella cultura occidentale colpisce più persone. Vediamo come riconoscerla e come uscirne sani e salvi!
Philofobia, dal greco “paura d’amare”: una parola che spaventa un po’ come daltronde fa anche il suo significato.
La philofobia è, infatti, una fobia vera e propria che rende una persona incapace ad abbandonarsi all’amore, ovvero limita chi ne è soggetto a sperimentare e vivere completamente il coinvolgimento emotivo amoroso.
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, circa un europeo su dieci almeno una volta nella vita ha provato il disagio legato a queste paure incontrollate rispetto ai legami affettivi.
L’incapacità di amare, o meglio l’essere trattenuti a farlo, è provocato dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o situazione specifici come ad esempio il verificarsi di un mancato lieto fine
Il philofobico, di conseguenza, risponde a queste paure con un malessere fisico generato da attacchi di panico, sudorazione eccessiva, crisi d’ansia, insonnia e talvolta dispnea, ovvero difficoltà respiratoria.
Gli psicologi confermano che la paura d’amare comporta sintomi più o meno gravi a seconda del suo “stadio”: nella maggior parte dei casi la situazione fobica viene evitata troncando la relazione sin dall’inizio, oppure, nel caso continui, viene supportata con intensa ansia o disagio.
Perché si diventa philofobici?
Dal punto di vista biochimico l’ossitocina e la vasopressina sono i peptidi potenzialmente coinvolti nelle relazioni affettive; ovvero hanno il compito di regolare le funzioni degli organi periferici coinvolti nei comportamenti riproduttivi attraverso l’amigdala, l’ippotalamo e il nervo valgo. Per questo si può dire che bassi livelli di ossitocina e vasopressina diano origine a fobie e comportamenti ansiosi per quanto riguarda la sfera delle relazioni sociali.
Se si considera invece l’aspetto puramente razionale si possono trovare le radici della philofobia in quello che è stato un difficile rapporto con i genitori; più specificatamente se ci si è sentiti “poco amati” durante l’infanzia e l’adolescenza.
Questa paura di essere feriti: l’aspettarsi qualcosa di negativo anche quando non ce n’è motivo si può quindi ricondurre a come ci si è sentiti in passato di fronte ad una “carenza” affettiva
Cosa bisogna fare per liberarsi di questa fobia?
• Prima di tutto: lasciarsi andare; non si devono eliminare categoricamente le possibilità di innamorarsi e di creare un legame duraturo.
• In secondo luogo bisogna evitare assolutamente di ipotizzare e tentare di indovinare l’esito di un’unione poiché il philofobico penserà sempre e solo ad un finale negativo.
• Off limits: fare paragoni con le storie precedenti e pensare a come sarebbe meglio si evolvesse la storia attuale.
• Ultima ma non meno importante “dritta” è quella che non bisogna mai dimenticare di mettere in pratica: parlare! Condividere ansie, timori e aspettative con il proprio compagno non può far altro che rendere più saldo il rapporto e trovare nell’altra persona anche un “sostegno”.
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