Lode a Jenna Jameson, che ha donato il porno al mondo
La fine del cinema hard
Dieci anni fa, a giudicare da come si concludeva la sua autobiografia, How to Make Love with a
Pornstar – che in italiano è diventato un banale Vita da Pornostar – tutto sembrava essere andato per il meglio, a Jenna Jameson. L’happy ending raccontava come la regina incontrastata del porno fosse
riuscita a riconciliarsi con la famiglia, trovare armonia ed equilibrio dopo trent’anni difficili segnati da disgrazie e difficoltà e, al tempo stesso, da un successo travolgente nel mondo dell’hard.
Il libro è interessante proprio per questo: Jenna Jameson (nome d’arte per Jenna Marie Massoli)
ripercorre tutte le tappe, anche quelle più scure, che la portano al successo finale. La morte della
madre, ballerina di Las Vegas, nel 1976, quando lei aveva solo due anni; i successivi abusi delle
matrigne; il continuo vagare negli Stati Uniti; la droga, che assume col fratello e col padre; le due
violenze sessuali a sedici anni (la prima durante un autostop, che ha rischiato di ucciderla; la seconda
da parte dello zio del suo fidanzato dell’epoca, che ha negato tutto); il lavoro a Disneyland lasciato
subito; la vita a due col fidanzato tatuatore, da cui proviene la sua passione e anche il marchio di
fabbrica: i due cuori sulla natica destra, cui si aggiungerà la scritta “Heart breaker”.
La pornografia, e la celebrità, arrivano subito dopo “gli anni della formazione”, cioè delle serate danzati, degli strip ancora minorenne a Las Vegas (per entrare nel Crazy Horse Too – racconta – si era strappata l'apparecchio per i denti da sola, con una pinza), dei servizi fotografici e degli agenti
approfittatori. Il suo primo film è del 1993, ed è una scena tra ragazze. L’anno dopo gira Up and
Cummers 10 e Up and Cummers 11. Un successo. «Volevo diventare una star», dirà. Ma la verità era
che aveva deciso di girare porno per ripicca nei confronti del fidanzato di allora, che la tradiva. Era una liberazione e una rivendicazione. E la scoperta di una nuova strada.
Per arrivare alla scrittura della biografia bisognerà aspettare ancora dieci anni. Nel frattempo c'è spazio per 27 premi, una doppia operazione al seno, la fondazione nel 2000 del sito porno ClubJenna, con cui produce il film Briana loves Jenna, successo strepitoso e pietra miliare del genere. C’è tempo anche per ricadute nella droga, ma anche apparizioni in tivù, in radio, su manifesti a Times Square e sulla Hall of Fame e, udite udite, in dibattiti in difesa dell'hard,
vinti a mani basse, all'università di Oxford.
Insomma, con il suo libro, Jenna Jameson celebrava l'happy end tradizionale della sua vita poco
tradizionale. Appariva felice, insieme al marito e socio Jay Grdina,
riunita con il fratello e il padre e in cima a una carriera bene avviata.
Ebbene, ora che ne ha quaranta, cosa è cambiato? Molte cose. Sul piano personale, il matrimonio
finisce nel 2006, e la cosa ha un impatto anche nell’immaginario, perché il marito era stato, dal 1998,
l'unico partner maschile nelle apparizioni cinematografiche di Jenna. Ha anche problemi di salute e un cancro alla pelle le provoca un aborto spontaneo (e forse è proprio questa la causa della separazione da Grdina). Ora sta con il campione di arti marziali Tito Ortiz, che, a quanto pare, non la tratta sempre bene, ma è diventata madre di due figli.
Sul piano professionale, nel 2007 decide di ridursi il seno. Qualcosa sta cambiando: l’anno dopo dà
l’addio al mondo del porno, almeno come attrice. Resta a capo di ClubJenna, che fattura 30 milioni di dollari all'anno, ma non appare più, «nemmeno in una copertina di Maxim». Certo, è ricomparsa nel
2013 sul sito MyFreeCams, ma le probabilità di un suo ritorno nell’industria sono basse, anche se
sarebbe bene accolta. «Se ci fosse un monte Rushmore del porno – spiega Steven Hirsch, fondatore e
Ceo di Vivid Pictures – ci sarebbe senz’altro scolpito il suo volto: è stata la prima donna a renderlo così mainstream e popolare». La sua presenza mediatica, fatta di partecipazioni televisive, libri, citazioni (appare anche in un episodio dei Griffin) l'ha resa un simbolo pop globale, e ha “sdoganato” un mondo intero. Potrebbe ritornare, ma non lo farà, e il motivo è semplice. Quel mondo, mente veniva sdoganato, stava già finendo.
Come spiega Simone Regazzoni, autore del libro Pornosofia, Jenna Jameson è interessante perché è
«l’archetipo ideale del porno mainstream Usa: è bionda, molto formosa, rifatta. È il corrispettivo di
Marilyn Monroe. Un modello erotico più immaginario che reale, perché l’industria del porno non lavora con corpi reali» e – va aggiunto, che si scontra con «il corpo dalle fattezze quotidiane, che sta tornando in auge negli ultimi anni». Questo scarto spiega tutto, dal momento che «Jenna Jameson rappresenta un immaginario erotico in cui le dinamiche del godimento erano diverse. Il suo corpo, come quello di Sasha Gray, che è di fatto la sua erede, è bi-dimensionale, de-corporeizzato, quasi plastificato: la carne non si vede».
«Quando ha esordito lei il porno aveva ancora la forma del film, in cui servivano dei registi, una storia, sebbene ridicola e pretestuosa, e un set. Adesso, con l’introduzione dell’amatoriale quel modello non esiste più. Sono cambiati gli attori, la forma estetica, prevalgono corpi “normali”, non c'è nessuna narrazione». Di conseguenza, anche l’industria ha dovuto adattarsi. Il cinema porno, con i suoi stilemi, ha contaminato campi e aree prima inesplorati. È avvenuto proprio mentre Jenna Jameson diventava un’icona pop, oltre i confini del genere, e non è un caso.
Il porno “sdoganato” ha invaso la società».
«Adesso le star che hanno incorporato le dinamiche estetiche del porno mainstream appartengono
all’ambito musicale, e penso a Miley Cyrus, o a Lady Gaga, amanti dell’eccesso, del corpo modellato ed esibito. Al tempo stesso anche il cinema non pornografico è sempre più interessato a incorporare gli stilemi del porno classico. Uno degli esempi più recenti potrebbe essere anche Nymphomaniac, di Lars von Trier, ma è uno dei tanti. Certo, da tempo gira la voce che esistano film porno segreti di Scorsese o Almodovar. Sono solo leggende, ma il fatto che vengano raccontate è già significativo».
E allora, compiuti i 40 anni (a proposito: tanti auguri), come sarà il futuro di Jenna Jameson? «Difficile fare previsioni: la vita professionale di una pornostar è breve, è come quella di un’atleta. Sono tipologie paragonabili: entrambe lavorano con il corpo e i suoi limiti. Ma Jenna è una star e fuori dal cinema potrà fare qualsiasi cosa», proprio come fa Sasha Gray, che è ora è musicista, scrittrice, dj. «Non è esatto: lei non è una musicista o una scrittrice: è Sasha Gray che fa la musicista, Sasha Gray che fa la scrittrice. Sasha Gray che fa la dj. La sua fama proviene da lì, dal porno, e ora prova a spenderla da altre parti.
Contaminando altri mondi. Ma mai staccandosene davvero».
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