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giovedì 12 agosto 2010

Dipendenza affettiva



Se l'amore verso una persona diventa una sorta di droga non è sano, è una situazione da curare.


La dipendenza affettiva è un problema abbastanza recente. Pare che la psicologia abbia iniziato a considerare questa dipendenza a partire dagli anni '70, quando la psicologa americana Robin Norwood pubblicò il libro Donne che amano troppo.
Tuttavia già nel 1945 lo psicanalista Fenichel, nel Trattato di psicanalisi delle nevrosi e psicosi, introdusse il termine amoredipendenti per  indicare le persone che necessitano dell'amore, così come altri necessitano del cibo o della droga.
La dipendenza affettiva
La dipendenza affettiva presenta numerose caratteristiche simili alle dipendenze in generale, pur presentando, rispetto a quest'ultime, una differenza sostanziale: sviluppandosi nei confronti di una persona è più difficile da riconoscere e da contrastare.
Se è normale che in una relazione, soprattutto durante la fase dell'innamoramento, ci sia un certo grado di dipendenza e la voglia di "fondersi con l'altro" e a lungo andare il bisogno fusionale va scemando, nella dipendenza questo processo non si interrompe mai. Chi dipende dedica completamente tutto sé stesso all'altro e vede nell'amore l’unica risoluzione dei propri problemi, che spesso hanno origini profonde quali "vuoti affettivi" dell'infanzia.
I sintomi
Le persone che dipendono affettivamente provano una serie di disturbi e sensazioni:
  • Paura di perdere l'amore
  • Paura dell'abbandono, della separazione
  • Paura della solitudine e della distanza
  • Paura di mostrarsi per quello che si è
  • Sensi di colpa
  • Forte rancore e rabbia
  • Senso d'inferiorità nei confronti del partner
  • Coinvolgimento totale e vita sociale limitata
  • Gelosia estrema e ossessività.
L’ipnosi per i problemi affettivi
Più o meno tutte le persone hanno sperimentato almeno una volta nella vita una situazione di dipendenza amorosa, dovuta solitamente all’instaurarsi di relazioni sbagliate, dalle quali non si riesce ad uscire. L’ipnosi può riuscire proprio a sbloccare queste situazioni, soprattutto in chi è recidivo, restituendo l’equilibrio perduto e ripristinando una buona relazione con le altre persone.
Si procede andando a scavare nel vissuto della persona attraverso un’ipnosi regressiva che scioglie i nodi emotivi che spesso risalgono a esperienze genitoriali che poi nel corso della vita hanno condizionato le relazioni con il partner. Compito dell’ipnoterapeuta è entrare in comunicazione con l’inconscio, inducendolo a reagire e a risolvere questioni in sospeso con il passato e a creare una forte motivazione, che serve a non ripetere più gli stessi atteggiamenti negativi verso se stessi e verso gli altri.
Sempre più diffusa
Secondo un sondaggio la maggior parte delle persone che si rivolgono all’ipnosi lo fanno proprio per problemi relazionali ed affettivi. L’ipnosi regressiva, infatti, permette di effettuare una ristrutturazione personale in tempi relativamente brevi e consente di scoprire gli antefatti, cioè le cause, che sono responsabili dei conflitti interiori, liberandone le emozioni negative rimaste compresse. In questo modo si riducono i rancori e i risentimenti passati, intrappolati nel profondo dell’inconscio che causano delle relazioni impossibili.
Attenzione: non è per tutti!
Tuttavia l’ipnosi non è indicata a chiunque. Deve obbligatoriamente essere il medico che, dopo un’attenta analisi del paziente e dei suoi disturbi, può valutare se è il caso e il momento di scegliere come metodo di cura l’ipnosi. Potrebbe però essere un trattamento non indicato per il caso specifico e quindi potrebbe non essere fatto. E’ importante scegliere un medico a cui fare affidamento e da seguire con tranquillità e serenità.


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