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giovedì 1 luglio 2010

L'importanza di un abbraccio


L'abbraccio è un gesto intimo e sincero, fa bene a chi lo dà e a chi lo riceve. Lasciamoci andare maggiormente a questo gesto d'amore.

Un gesto semplice che però comunica amore e fa bene alla coppia; il momento in cui l’eros si scioglie in qualcosa di più dolce, che trasmette protezione e comunicazione profonda. Purtroppo però negli ultimi tempi si usano troppi schemi per mantenere il controllo e l’abbraccio viene relegato in uno spazio dedicato, perdendo così la spontaneità di questo gesto. Ma è importante riprendere confidenza con questo atto.

Diverse sfumature
In alcuni popoli e culture l’abbraccio non è solo un modo di comunicare tra amanti o tra genitori e figli, ma è anche una forma di saluto e di incontro per conoscere meglio l’altro. Ci si abbraccia tra sconosciuti, che dopo l’abbraccio non sono più tali. Nel mondo occidentale, invece, l’abbraccio è assai poco frequente, perfino tra amici e parenti, e quando lo si fa avviene in modo frettoloso, con il minimo contatto fisico e di durata.
Rispetto al bacio l’abbraccio può avere diverse connotazioni; c’è chi lo considera più sensuale dell’unione delle labbra perché i corpi si avvicinano, aderiscono e si sente l’affinità della coppia. Tuttavia l’abbraccio non è solo una manifestazione erotica, perché esistono varie tipologie: abbracci protettivi, affettivi, amichevoli. Quindi non solo c’è la sensazione di fusione profonda e il significato erotico,ma c’è anche il senso di accoglimento che riporta a sensazioni positive dell’infanzia. Anche nelle coppie appena formate questo gesto è fondamentale perché rassicura e sottolinea che non si tratta di un legame esclusivamente erotico.
In quali momenti
Abbracciare assume importanza sempre: nei momenti di gioia, di dolore, ma anche in situazioni senza motivo, perché serve a sottolineare l’importanza dello stare insieme. Addormentarsi abbracciati, per esempio, dovrebbe essere una pratica abituale e non solo all’inizio del rapporto. Ci sono poi momenti in cui è opportuno recuperare questa abitudine: per esempio quando nasce un figlio, perché si perde il fatto di essere coppia e ci si sente solo genitori. L’abbraccio serve a ristabilire invece quel contatto tra i partner, senza necessariamente avere un valore erotico. Anche prima del parto, quando i rapporti sessuali vengono meno, la forma di contatto dell’abbraccio è molto preziosa perché aiuta a non trovarsi rigidi e lontani quando poi la sessualità tornerà.





Sapersi stringere
Daniel Schnarch, autore americano di saggi sulla longevità del matrimonio, teorizzava l’esercizio terapeutico “abbracciatevi finché non vi rilassate”. I suoi esercizi consistevano nello stringersi oltre i tempi canonici imposti da fretta, abitudine e pudore. Superato l’impaccio e abbandonati al gesto, si dovrebbe provare un profondo rilassamento. Attenzione però, l’abbraccio va dato o ricevuto per scambiarsi energie positive non per esprimere territorialità o possesso. Bisogna però trovare un giusto equilibrio tra stringere a sé il partner e lasciarlo respirare: accogliere e farsi accogliere, offrire condivisione di spazi ma non trattenere, non soffocare e saper stringere la persona il tanto che basta per farla sentire sicura e poi lasciarla andare, ricordandosi di rispettare l’individualità dell’altro.


Quanti abbracci?
Alcune ricerche scientifiche hanno dimostrato che tutti abbiamo bisogno da 4 a 12 abbracci al giorno: 4 per il mantenimento del benessere psicofisico, fino 12 per incrementarlo e soprattutto nei momenti di bisogno. A livello fisiologico si è scoperto che l’abbraccio permette la produzione dell’endorfina, che ha una struttura chimica simile a quella della morfina, quindi diminuisce il dolore e aumenta il piacere, ma si è notato anche che è in grado di far superare i dolori del passato.


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Termine introdotto da C.G. Jung (1875-1961), con riferimento a un’Imago ‘materna’, ‘paterna’, ‘fraterna’ e divenuto di uso comune in psicanalisi. Caratterizzata come ‘rappresentazione o immagine inconscia’, l’Imago è piuttosto uno schema immaginario, un prototipo inconscio che orienta in maniera specifica il modo in cui il soggetto percepisce l’altro, ne orienta cioè le proiezioni. Formatasi sulla base delle prime relazioni del bambino con l’ambiente familiare, l’Imago non va peraltro considerata come correlato di figure reali, ma presenta carattere fantasmatico; così a un’Imago genitoriale minacciosa e terribile possono corrispondere genitori reali estremamente miti...leggi tutto -

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Le 12 costellazioni dello Zodiaco, che si trovano lungo l'eclittica, 
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