La conoscenza è un fattore evolutivo se si accompagna alla consapevolezza che essa è un valido strumento per guidarci nelle scelte di vita.
In questa accezione non diviene sterile autocompiacimento di un pensiero che si ripiega su se stesso ma acquista una forte spinta al miglioramento proprio e degli altri, fermo restando che la comprensione è un processo individuale che scaturisce sia dalla metariflessione sia dalla rielaborazione del pensiero altrui.
Nessuno è tabula rasa:
ogni individuo, maschio o femmina che sia, ha una propria originalità , scelte , valori e ideali maturati in proprio, poi eventualmente condivisi ed è logico, in un’ottica di rispetto dell’originalità del singolo, che si ponga la tolleranza come bene fondante la conoscenza.
Detto ciò, sembrerebbe cosa ovvia il superamento di ogni contrapposizione o marginalizzazione del sesso gentile, legata a incrostazioni culturali molto discutibili, per una, direi scontata, quasi banale, ammissione “en plein air” che ad ognuno è dato il compito di contribuire con uguale dignità all’edificazione di una società libera dal pregiudizio, fondata sul rispetto dell’uomo.
L’individuo liberato, come immagine del Creatore gioisce quando ne può ammirarne l’opera, la comprende in libertà e sa rendere visibile, con i mezzi a lui più congeniali, la perfezione della stessa.
L’ideologia e la massificazione degli individui negano, pur dichiarando il contrario, l’esercizio della libertà e quindi vanno approfondite in modo critico e superate. Il discorso tradizionale uomo- donna, a mio avviso, rientra in questo offuscamento della verità.
La natura è maschile e femminile ed entrambi ne partecipano con uguale dignità; certamente, se vogliamo fare un discorso storico,questo assunto è stato ed è tuttora parzialmente smentito ma, se ci si pone in un’ottica di un umanesimo integrale, credo che ogni perplessità andrebbe a contraddire l’idea che l’Essere originario contempla le due nature che, specificandosi nella creazione, si individualizza in maschile o femminile.
E’ compito di ognuno ricercare dentro di sé la metà mancante per ricostituire, attraverso un confronto libero e fecondo, quella complementarietà che sola è condizione imprescindibile per costruire una società cooperativa e tollerante, umana dunque.
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In questa accezione non diviene sterile autocompiacimento di un pensiero che si ripiega su se stesso ma acquista una forte spinta al miglioramento proprio e degli altri, fermo restando che la comprensione è un processo individuale che scaturisce sia dalla metariflessione sia dalla rielaborazione del pensiero altrui.
Nessuno è tabula rasa:
ogni individuo, maschio o femmina che sia, ha una propria originalità , scelte , valori e ideali maturati in proprio, poi eventualmente condivisi ed è logico, in un’ottica di rispetto dell’originalità del singolo, che si ponga la tolleranza come bene fondante la conoscenza.
Detto ciò, sembrerebbe cosa ovvia il superamento di ogni contrapposizione o marginalizzazione del sesso gentile, legata a incrostazioni culturali molto discutibili, per una, direi scontata, quasi banale, ammissione “en plein air” che ad ognuno è dato il compito di contribuire con uguale dignità all’edificazione di una società libera dal pregiudizio, fondata sul rispetto dell’uomo.
L’individuo liberato, come immagine del Creatore gioisce quando ne può ammirarne l’opera, la comprende in libertà e sa rendere visibile, con i mezzi a lui più congeniali, la perfezione della stessa.
L’ideologia e la massificazione degli individui negano, pur dichiarando il contrario, l’esercizio della libertà e quindi vanno approfondite in modo critico e superate. Il discorso tradizionale uomo- donna, a mio avviso, rientra in questo offuscamento della verità.
La natura è maschile e femminile ed entrambi ne partecipano con uguale dignità; certamente, se vogliamo fare un discorso storico,questo assunto è stato ed è tuttora parzialmente smentito ma, se ci si pone in un’ottica di un umanesimo integrale, credo che ogni perplessità andrebbe a contraddire l’idea che l’Essere originario contempla le due nature che, specificandosi nella creazione, si individualizza in maschile o femminile.
E’ compito di ognuno ricercare dentro di sé la metà mancante per ricostituire, attraverso un confronto libero e fecondo, quella complementarietà che sola è condizione imprescindibile per costruire una società cooperativa e tollerante, umana dunque.
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Elisabetta Polatti
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