Dalla manifestazione del 13 febbraio alla prossima dell'8 marzo. Il mondo femminile scende in piazza. La parità fra i sessi sembra ancora molto lontana. la scrittrice Michela Murgia ... DICE...
Rispetto alla manifestazione del 13 febbraio si è voluto leggere, secondo me con molta malizia, un intento dichiaratamente politico contro il governo attuale. Sicuramente la maggioranza delle donne era in piazza anche per quel motivo, ma lo scopo principale chiarito molto bene dalle organizzatrici, non era quello di criticare il governo, ma di criticare un modello femminile, reso dominante da una cultura che va. Magari la faccenda finisse con il governo. Credo che si tratti di una questione assolutamente trasversale, e spesso si rivela in interlocutori che fanno le battaglie contro il governo. Non è che i giornali di sinistra non pubblicchino pubblicità o proposte del corpo femminile e della donna in genere che non siano criticabili. E' stato secondo me molto significativo che le donne siano scese in piazza per dire no al modello e non semplicemente per la protesta politica.
Troppo spesso si ha l'impressione che la donna sia solo corpo.
C'è  un equivoco sulla questione corpo, nel senso che la questione   femminile si gioca molto sul corpo ma non tutta sul corpo. Anche le   proposte medianiche che non vertono direttamente sul corpo, tendono a   relegare la donna all'interno di un ambito ben preciso. Mi piace fare un   esempio al di sopra di ogni sospetto: nella fortunatissima  trasmissione  di Fazio e Saviano "Vieni via con me" abbiamo  dovuto aspettare  3 puntate prima di vedere una donna esprimersi e  quando è stata  chiamata a esprimersi gli è stato chiesto di esprimersi  sulle donne.  Quello è un pensiero inconsapevolmente maschilista. Che la  donna abbia  qualcosa da dire solo su sé stessa, che sia una sorta di  creatura  autoreferenziale per cui la donna parla di donne e di tutto il  resto  parla l'uomo, è un pensiero veramente virale, perché colpisce  anche  persone che non sono assolutamente consapevoli di stare  esercitando una  discriminazione. Quindi la discriminazione non riguarda  soltanto il  corpo. Sicuramente riguarda il corpo e quella del corpo è  una battaglia  da combattere con tutti i mezzi, ma c'è dietro l'idea di  un'inferiorità o  marginalità, o comunque insufficienza femminile a  sostenere anche le  parti intellettuali che la società mette loro a  disposizione.
Eppure sempre più donne ricoprono ruoli istituzionali molto prestigiosi. Come i ministeri.
Personalmente  non ritengo che avere Mara Carfagna Ministro delle pari  opportunità, o  avere Maria Stella Gelmini Ministro dell'istruzione,  siano conquiste  della battaglia delle donne, siano infrazioni al tetto  di cristallo che  separa il potere maschile dalle possibilità femminili  di esprimersi  socialmente. A parte che secondo me questi tipi di  processi dovrebbe  riguardare il merito e non il sesso, è vero che nella  società italiana  le donne di merito devono fare i conti con il fatto che  non  appartengono al sesso giusto. Ma questo è un altro discorso. Al  momento  mi pare che le donne che hanno ruoli di potere politico, mi  riferisco  specificamente ai nomi che ho fatto ma anche a molte altre  donne,  soprattutto della componente li centro-destra, danno  l'impressione di  trovarsi lì per motivi tutt'altro che chiari rispetto  al loro merito e  quindi la mia battaglia è un'altra, non mi sento di  dire: sono contenta  che quelle donne sono lì. Sarei contenta che fossero  lì delle donne  capaci, questo sì. Ma mi sembra che ci sia ancora una  volta un  retropensiero, nel senso che di "incapaci" uomini nei luoghi  chiave ce  ne sono a decine, eppure non si scatena contro di loro lo  stesso tipo  di critica perché l'uomo stupido, non avendo probabilmente  concesso  alcun favore sessuale, ma essendosi semplicemente prestato a  essere  strumento manovrabile di qualcun altro, viene considerato meno   criticabile di una donna che forse si è venduta per arrivare a un posto   di potere.
Credo che non ci sia nessuna differenza tra il   prostituirsi o il compiacere il potente per arrivare a una poltrona e   l'essere uno "Yes man" per lo stesso motivo, non sono più severa con le   donne che si vendono per avere quello che non potrebbero avere in  nessun  altro modo, anzi se è possibile è un attenuante!
Fra qualche giorno si celebra la festa delle donne. Ha un significato diverso, oggi?
Devo  ammettere che non ho mai sentito particolarmente mia la festa  dell'8  marzo, forse perché l'ho sempre associata a pizzate di donne  senza i  mariti che magari chiedono una serata di libera uscita rispetto a  una  vita che si sta in casa a fare le casalinghe. Mi è sempre sembrata  una  sorta di contentino. Credo che bisognerebbe dargli un significato  molto  più politico di quanto non sia culturale. Per esempio quando penso   all'8 marzo e penso a quante di noi hanno potuto fare una carriera   nella vita e hanno potuto realizzare obiettivi superiori rispetto a   quelli che potevano aspettarsi le loro madri, penso anche che queste   carriere le stiano costruendo grazie al fatto che affidano i figli e la   cura della casa a donne straniere che hanno lasciato a loro volta le   loro famiglie per venire a accudire le nostre. Credo che quel tipo di   emancipazione vada celebrata fino a un certo punto, perché si basa   comunque sulla sottomissione e sullo sfruttamento di altre donne. Va   messa in discussione la matrice, il sistema culturale che fa sì che la   donna in Italia sia considerata ancora un ammortizzatore sociale e   quando decide di applicare per realizzare le proprie potenzialità, sia   comunque un'altra donna a sostituirla. Credo che questo sia gravissimo e   avviene solo in Italia nella misura in cui lo viviamo noi, perché poi   in Europa il fenomeno esiste ma in percentuali molto più limitate.
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