Basta !!!
Spose Bambine !!!
A loro non è concesso giocare, studiare, divertirsi. Bambine di 8, 9, massimo 10 anni. Bambine appunto. Con una differenza rispetto alle altre. Loro non hanno la Barbie o la Winx, e nemmeno Cicciobello. No. Loro devono sposarsi, per forza. Con uomini molto più grandi, di 30-40 anni, che le vogliono per forza.
Desiderano togliere loro l’infanzia. Sono 60 milioni nel mondo le spose bambine. In Pakistan, Bangladesh, India, Africa, in Afghanistan. Ma anche in Brasile e in Cina. In India, secondo la legge, il matrimonio è vietato prima dei 18 anni. Nella realtà, in Stati come il Rajastan e l’Uttar Pradesh, secondo i dati dell’Unicef, la maggior parte si sposa sotto i 10 anni.
Il ministro dei Diritti Umani promette di fare pressione sul parlamento perché fissi l'età minima per il matrimonio a 18 anni. Il 14 per cento delle spose ha meno di 15 anni.
- Troppo piccole per diventare madri e mogli, troppe volte abbandonate dalla giustizia che, in Yemen, corre quasi sempre sui contorni della tribù piuttosto che su quelli dello Stato. Uno Stato che non ha voluto neanche proteggerle con una legge. Oggi però, per le spose bambine, si intravede una speranza: il ministro yemenita per i diritti umani Hurriya Mashhoor si è impegnata a fare pressione sul parlamento di Sana'a perché stabilisca a 18 anni l'età minima per sposarsi. Oggi un'età minima non esiste.
Ci è voluto un decesso perché le autorità prendessero provvedimenti. Rawan, 8 anni, è morta circa due settimane fa in seguito alle lesioni interne causatele dalla sua prima notte di nozze con un uomo di 40 anni. E' accaduto a Haradh, nel distretto nord-occidentale di al-Hajjah, a pochi chilometri dal confine con l'Arabia Saudita. Non è la prima, e non sarà neanche l'ultima. E tutti - dal padre della bambina alle autorità di Haradh - hanno tentato di insabbiare la vicenda, portata a galla dal giornalista free lance Mohammad Radman.
Secondo l'AFP, i leader tribali - che in Yemen hanno ancora un immenso potere decisionale - della zona di Haradh hanno smentito del tutto la vicenda. Stando a quanto riporta Gulf News, Mosleh al-Azzani, direttore del dipartimento di indagini criminali del distretto di Haradh, ha contattato il padre della bambina per un interrogatorio: l'uomo si sarebbe presentato con una bambina che ha dichiarato essere Rawan e al-Azzani dice di poter "mostrare la foto a chiunque". Eppure la pressione mediatica sul caso qualcosa ha prodotto: il governo di Sana'a ha confermato che ci sarebbe un'indagine in corso sulla vicenda. "Il governo - ha dichiarato Rajeh Badi, un assistente del primo ministro Mohammad Salem Basindwa - sta prendendo sul serio la questione. Investigherà a fondo e i responsabili se la vedranno con la giustizia".
E ci è voluta anche un ministro donna, nominata al dicastero che dovrebbe proteggere le donne, per dare una pur sempre debole, ma significativa svolta. "Stiamo chiedendo - ha confermato il ministro Hurriya Mashhoor - di fissare l'età minima per il matrimonio a 18 anni, dal momento che lo Yemen è firmatario di convenzioni internazionali sui diritti dei minori". Tra queste, la ICESCR (International Convent of Economic, Social and Cultural Rights), la ICCPR (International Convent of Civic and Political Rights) e la Convenzione per consentire il matrimonio, l'età minima per il matrimonio e la registrazione del matrimonio.
Il dramma delle spose bambine, molto diffuso in Africa e in Asia - principalmente in India, Nepal, Afganistan ed Etiopia - in Yemen assume proporzioni gigantesche: secondo i dati del governo di Sana'a e delle Nazioni Unite, più della metà delle ragazze si sposa prima dei 18 anni. E il 14 per cento prima dei 15 anni. In alcune aree rurali, le bambine di 8 anni vengono vendute dalla famiglia a uomini quattro, cinque o anche sei volte più vecchi di loro. Per togliersi una bocca in più da sfamare, per riuscire a sopravvivere con i soldi della dote.
Secondo uno studio condotto da Human Rights Watch, molte bambine vengono ritirate dalla scuola non appena raggiungono la pubertà. Oltre a essere private dell'educazione, vengono utilizzate in casa per aiutare nelle faccende domestiche, crescere i loro fratellini più piccoli e in seguito vengono date via al miglior offerente. Alcune ricerche condotte da organizzazioni che difendono i diritti dei bambini, tra cui Save the Children, hanno dimostrato che la mancanza di educazione e di potere nel matrimonio aumentano il rischio di complicanze riproduttive: le bambine, infatti, non sono in grado di controllare né il numero né la distanza tra un figlio e l'altro.
Molte delle spose bambine, inoltre, subiscono violenza di genere, come la violenza domestica e lo stupro. Nel campione di donne intervistate da Human Rights Watch, in tante lamentano abusi sia verbali che fisici, oltre che dai mariti, anche da parte di cognati e suoceri con cui dividono la casa dopo il matrimonio.
Durante le rivolte scoppiate in Yemen nel 2011, che hanno portato alla sostituzione dell'ex presidente-padrone Ali Saleh con Adb Rabbuh Mansour el-Hadi sotto il beneplacito dell'Arabia Saudita, i dimostranti richiedevano a gran voce l'uguaglianza tra uomo e donna e la tutela dei diritti umani in Yemen. Tawakkol Karman, l'attivista yemenita premio Nobel per la pace 2011, ha criticato duramente la politica fallimentare di Sana'a nel vietare il matrimonio delle bambine. "Vi è un vasto spazio - ha dichiarato l'attivista per i diritti delle donne - nel nostro patrimonio legislativo islamico per raggiungere il consenso per l'adozione dei 18 anni come età minima per il matrimonio".
Eppure, è proprio l'eredità islamica a essere addotta come pretesto dai legislatori. L'età minima di 18 anni, fino al 1999, c'era: proprio citando fonti religiose, quell'anno il parlamento yemenita ha abolito l'età minima di 15 anni per contrarre matrimonio. Nel 2007, la maggioranza dei deputati ha approvato un disegno di legge che fissava a 17 l'età minima: un gruppo di legislatori ha però obiettato che ristabilire un limite d'età per il matrimonio sarebbe contrario alla Shari'a (la legge islamica, ndr) e ha bloccato la legge. Poi è arrivata la rivolta, e lo Yemen ha dimenticato ancora una volta le sue spose bambine.
di Giorgia Grifoni per http://nena-news.globalist.it/
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Rawan, 8 anni, muore per le lesioni interne subite durante la sua prima notte di nozze
Era una bambina. Nessuno doveva avere il diritto di farle vivere una “prima notte di nozze” a quell’età. Purtroppo il dramma vissuto da Rawan è il destino che spetta a tantissime bambine che vivono nei Paesi in via di sviluppo
Rawan, una bambina di soli 8 anni, è morta per le gravi lesioni interne riportate durante la sua prima notte di nozze. La notizia che si sta rapidamente diffondendo in queste ore, è stata battuta per prima dalla stampa inglese. La piccola viveva nella zona tribale di Hardh, al confine con l’Arabia Saudita, nello Yemen: i genitori l’hanno data in moglie ad un uomo di 40 anni. Queste storie ci fanno comprendere che il dramma delle spose bambine è ancora una realtà fortemente presente in alcune parti del mondo. Ci sono ancora troppe bambine costrette a rinunciare alla loro spensieratezza, al gioco, all’infanzia. Alcuni attivisti locali che combattono questo fenomeno si stanno mobilitando per far arrestare il marito e i genitori della bambina.
Secondo quanto si apprende dal sito dell’UNICEF, “nei Paesi in via di sviluppo (Cina esclusa) circa 70 milioni di ragazze – una su tre fra coloro che oggi hanno un’età compresa tra 20 e 24 anni – si sono sposate in età minorile. I tassi più elevati di diffusione dei matrimoni precoci si registrano nell’Asia meridionale (46%) e nell’Africa subsahariana. Le gravidanze precoci provocano ogni anno 70.000 morti fra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni, e costituiscono una quota rilevante della mortalità materna complessiva. […]Le “spose bambine” sono innanzitutto ragazze alle quali sono negati diritti umani fondamentali: sono più soggette, rispetto alle spose maggiorenni, a violenze, abusi e sfruttamento. Inoltre, esse vengono precocemente sottratte all’ambiente protettivo della famiglia di origine e alla rete di amicizie con i coetanei e con gli altri membri della comunità, con conseguenze pesanti sulla sfera affettiva, sociale e culturale.[…]I matrimoni precoci contravvengono ai principi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che sancisce il diritto, per ogni essere umano sotto i 18 anni, ad esprimere liberamente la propria opinione (art. 12) e il diritto a essere protetti da violenze e sfruttamento (art. 19), e alle disposizioni di altri importanti strumenti del diritto internazionale. […] Occorre essere consapevoli che le radici di questo fenomeno risiedono in norme culturali e sociali legate sia a pregiudizi di genere che a strategie sociali proprie delle economie di sussistenza, in primo luogo l’esigenza di “liberarsi” prima possibile del peso rappresentato dalle figlie femmine, ritenute meno produttive per l’economia familiare”.
Proteggere i bambini e il loro diritto ad un’infanzia felice dovrebbe essere il principale compito di ogni adulto. Perché i bambini di oggi saranno gli adulti di domani, è in loro che risiede la speranza per un futuro migliore. Una bambina costretta a sposarsi, a staccarsi dalla sua famiglia e a rispettare tutti gli obblighi coniugali che il matrimonio comporta, che tipo di adulto diventerà? E i bambini nati da una relazione del genere? Altre bambine costrette a sposarsi in un’età in cui il matrimonio dovrebbe essere solo un gioco da inscenare con le amiche. Altri maschi (futuri uomini) convinti del diritto di poter toccare una bambina come si tocca una moglie, una donna, una compagna e non come si tocca una fanciulla.
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