Madri e Nonne di Plaza di Mayo
In questo articolo Sabrina prende spunto da alcuni tour che ha organizzato a Buenos Aires, per ricordarci un triste capitolo della storia argentina, e segnalarci alcuni punti di interesse sociale.
Il 24 di maggio del 1976 un colpo di stato fece cadere il governo di Isabel Peron e mise al potere i militari. Fin dal 1975 operava in Argentina un gruppo di repressione chiamato la “Triple A” che significava: Alleanza Anticomunista Argentina, con a capo Lopez Rega. Con l'arrivo dei militari al governo si assistette a un'applicazione sistematica del terrorismo di stato. I militari che salirono al potere promisero una “riorganizzazione nazionale”, rendendosi colpevoli di uno dei periodi più sanguinosi della storia argentina. Migliaia di persone furono assassinate e altrettante sequestrate e detenute in centri clandestini di detenzione dove venivano torturare e spesso uccise. Il termine utilizzato dai militari per giustificare la scomparsa delle persone fu quello di “desaparecidos”. I familiari di queste persone, quando non venivano a loro volta sequestrati, non ricevevano nessun tipo di informazione e rimanevano nella totale incertezza sul destino dei loro cari. E' a causa di queste terribili e angosciose situazioni che le madri delle persone scomparse iniziarono nell'aprile del 1977 a incontrarsi nella Plaza de Mayo, di fronte alla Casa Rosada, sede del governo, per chiedere informazioni. Le riunioni in luogo pubblico erano proibite dal regime militare e per questo le madri s'incontravano camminando in circolo e per riconoscersi utilizzavano un fazzoletto bianco in testa, che originariamente fu un pannolino di stoffa per bambini , e il gruppo naturalmente si chiamò Madri della Piazza di Maggio. Con il tempo, le madri hanno avuto in parte notizie sulla sorte dei loro figli, si sono incontrate fosse comuni, é stata istituita una banca dati di DNA per riconoscere i resti e rintracciare i figli dei detenuti nei centri clandestini; alcune delle persone coinvolte si pentirono e si auto-denunciarono.
Dalla fine della dittatura la politica del governo è stata basata sul compromesso e la copertura dei fatti e delle responsabilità a discapito della verità e della giustizia. In seguito a una serie di leggi successive al periodo militare, la legge del “punto finale” e di “obbedienza dovuta”, il governo offrì un risarcimento per le vittime della dittatura, parte delle madri accettò e parte no. Da qui il movimento si divise tra la Linea Fundadora, capeggiata da Nora Cortinas e la Associazione delle Madri di Plaza de Mayo, capeggiata da Hebe Bonafini. A questi gruppi si aggiungono quello delle “Abuelas”, Nonne di Plaza de Mayo, con la loro lider Estela Carlotto.
Sono passati molti anni, e le madri continuano a riunirsi ogni giovedì nella Plaza de Mayo alle 15.30. Negli ultimi due anni il tema dei Diritti Umani è finalmente un tema di dibattito aperto e sorgono nuove iniziative. Le madri reclamano su temi di giustizia sociale, occupazione, contro la povertà e la fame, contro le politiche del Fondo Monetario ecc.; rivendicano così i valori rivoluzionari e di giustizia sociale dei propri figli.
Esistono molte altre associazioni per la difesa dei diritti umani come la Lega Argentina per i Diritti Umani, la Assemblea Permanente dei Diritti Umani, la Commissione di famigliari di detenuti e Scomparsi per ragioni politiche, etc. Le Nonne di Plaza de Mayo hanno come obiettivo quello di rintracciare i loro nipoti, nati durante la prigionia dei loro figli e in generale dati in adozione proprio alle famiglie più coinvolte con le azioni militari. Al giorno d'oggi si sono recuperati più di 70 ragazzi. Infine ricordiamo il gruppo HIJOS (Figli) per la identità e la giustizia, contro l'oblio e il silenzio che raggruppa i figli delle persone scomparse e si muove a livello internazionale. Questo gruppo organizza manifestazioni chiamate “escraches” di fronte alla casa di persone notoriamente coinvolte durante gli anni della dittatura.
Ricardo Aguilar, una persona che da anni segue e sostiene la Associazione delle “Madri di Plaza de Mayo” ci accompagna alla riunione del giovedì e a visitare la loro sede e la Università delle Madri creata dalla stessa associazione. Durante questa visita una delle frasi più forti di quanto ci racconta è l'idea di “socializzare la maternità”, una posizione che è in aperto contrasto con la tendenza alla privatizzazione e all'individualismo trionfante.
Riporto i pensieri di Alessio, studente del Liceo Classico di Sanremo che ha viaggiato con noi nel giugno 2004.
“Ricardo, professore in un istituto superiore nella pericolosa periferia di Buenos Aires, arriva un po' in ritardo causa la lentezza del treno. Grazie alla sua voce calda e raschiante quando borbotta, centra in pieno la chiave con cui descrivere la vita del suo paese: un grande vortice appassionante in cui la borghesia ricca accompagna la dittatura, le lotte del popolo generano amori, dove il dolore impregna le famiglie, e la passione prevale sulla repressione. ... Rimango entusiasta di Ricardo perchè soprattutto grazie a lui ho potuto notare come gli occhi degli argentini siano testimoni di quanto abbiano visto, e gelosamente ne custodiscano il ricordo, senza poter nascondere nulla. E infatti è proprio dagli occhi che sgorgano i sentimenti più disparati che fanno agire di conseguenza la persona: continuano le lotte, si diffonde la criminalità, ci si rende complici della corruzione. Ma sempre potranno cadere quelle lacrime di gioia o di paura che scandiranno imperterrite la vita di questo paese.”
I centri di detenzione clandestina
Secondo le stime degli organismi dei diritti umani, durante la ultima dittatura militare, in tutto il territorio della repubblica Argentina sono esistiti all'incirca 400 centri di detenzione clandestina. D'accordo alla Commissione Nazionale sulla scomparsa delle persone, “... entrare in questi centri significò per tutti “smettere di essere”, per il fatto che si cercò di distruggere l'identità dei prigionieri, si cambiavano i riferimenti del tempo e dello spazio, e si torturava nel corpo e nell'animo al di là dall'immaginabile”.
Club Atletico
Il “Club Atletico” fu uno dei centri clandestini di detenzione dentro la città di Buenos Aires durante la dittatura militare. Funzionò tra il febbraio e il dicembre del 1977 nei sottosuoli di un edificio della polizia federale, ubicato nel viale Paseo Colon tra Cochabamba e San Juan. L'edificio fu distrutto alla fine degli anni '70 per costruire la Autostrada 25 di maggio. Alcune parti dell'infrastruttura furono poi riciclate per la costruzione di un altro centro di detenzione chiamato “El Olimpo”.“la leonina”. La capienza del centro era di 200 persone e nella totalità almeno 1500 sono state detenute nel Club Atletico. Una o due volte al mese una ventina di detenuti veniva “spostata”, un termine utilizzato per indicare che le persone venivano assassinate. In questo centro operava principalmente personale della polizia federale.
Nell'aprile del 2002, su domanda di alcuni sopravvissuti e di organizzazioni dei Diritti Umani, sono stati iniziati scavi di recupero, in un tipo di archeologia urbana unico nel suo genere; con l'obiettivo di portare alla luce la struttura dell'edificio per ricostruire il funzionamento del centro di detenzione. Parallelamente, si stanno realizzando delle ricerche per identificare le persone che furono tenute prigioniere e rintracciare i sopravvissuti. Secondo alcune testimonianze le persone erano introdotte all'edificio con gli occhi bendati, erano fatte scendere per una scala stretta che portava ad un sotterraneo senza ventilazione, erano spogliati di tutti gli oggetti personali e indicati con una lettera e un numero e torturati. C'erano due gruppi di celle che si affacciavano in un corridoio stretto, due stanze di tortura, i bagni, un'infermeria, una stanza della guardia, tre celle individuali e un luogo di raccolta dei detenuti, chiamato
Museo de la Memoria - ESMA
Nella Scuola di meccanica dell'Esercito, meglio conosciuta come ESMA, funzionò uno dei principali centri clandestini di detenzione e tortura, tra il 1977 e il 1983. Il 24 marzo del 2004, in occasione dell'anniversario del colpo di stato del 1976, per rendere omaggio alle 30.000 vittime della dittatura, il presidente Nestor Kirchner, ha dichiarato la costituzione del Museo della Memoria in questi medesimi edifici, che continuavano fino a questo momento a essere parte della scuola militare. Il progetto è alla sua fase iniziale e nell'occasione della sua apertura è stata l prima volta che i rappresentanti di un governo democratico sono entrati nella ESMA.
Parque de la Memoria
Una delle ultime iniziative in tema di sensibilizzazione e consacrazione del tema dei diritti umani, che mostra una disponibilità tutta nuova del governo e della società argentina a confrontarsi con i temi della dittatura militare, è il progetto del Parco della Memoria.
Il parco, situato nella parte nord del lungo fiume del Río de la Plata, vicino alla città universitaria, è organizzato intorno a tre monumenti: il Monumento alle vittime del terrorismo di Stato, il Monumento alle vittime dell'attentato alla sede del AMIA e il Monumento ai Giusti tra le Nazioni: l'obiettivo è quello di ricordare e rendere omaggio alle persone detenute, scomparse e assassinate durante la ultima dittatura militare. Accanto al parco della memoria il progetto prevede la creazione di un'ulteriore zona di parco naturale, per ripristinare e conservare l'ecosistema della zona. L'idea è di recuperare una zona altamente degradata e di enfatizzare l'importanza della relazione tra l'uomo e la natura, creando nel suo insieme uno spazio pubblico con un valore di testimonianza storica artistica e naturale.
Al progetto partecipano rappresentanti di vari gruppi del movimento dei Diritti Umani, quali Abuelas de Plaza de Mayo, Madres de Plaza de Mayo - Línea Fundadora, Asamblea Permanente por los Derechos Humanos, etc. ; così come legislatori e rappresentanti della Università di Buenos Aires e membri del Governo della città di Buenos Aires.
Movimento Nazionale di Fabbriche Recuperate - MNER
Le politiche economiche di tipo neoliberalista promosse dalla fine degli anni '70 hanno condotto l'Argentina a una situazione di crisi economica che si è aggravata significativamente negli ultimi anni fino alla crisi del 2002-03. Queste diverse crisi hanno dato origine a fenomeni sociali prodotto della reazione popolare. In questo contesto s'inserisce il Movimento Nazionale di Fabbriche Recuperate. Tale movimento raggruppa le iniziative di occupazione e riapertura delle fabbriche chiuse: di fronte al paradosso di trovarsi per la strada senza lavoro e vedere le fabbriche chiuse con i macchinari abbandonati, i lavoratori prendono l'iniziativa di occupare le fabbriche e farle funzionare di nuovo. Il processo non è facile, scatena azioni di resistenza e di repressione da parte dell'autorità di polizia, pressioni legali, economiche e critiche della società. “Occupare, resistere, produrre” è lo slogan di questo movimento che oggi raggruppa da 100 a 180 imprese recuperate in tutta l'Argentina nelle quali lavorano più di 10.000 persone. Fino ad oggi nessuna di queste fabbriche ha chiuso né interrotto la sua attività.
Per la giurisdizione della città di Buenos Aires, il MNER ha promosso e ottenuto l'approvazione di una legge sull'espropriazione delle fabbriche o imprese fallite, che prevede che le fabbriche occupate passano sotto la tutela dei lavoratori per un periodo di due anni. In questo modo viene garantita una copertura legale all'espropriazione e la possibilità di organizzarsi durante questi due anni. Si sta cercando di far approvare una legge simile anche a livello nazionale, per facilitare situazioni già esistenti e le future.
Il MNER ha come principale obiettivo quello di aiutare e guidare le imprese che iniziano il processo di recupero. La fase iniziale è infatti la più difficile, piena di incognite, e di lunghi momenti di occupazione, mancanza di entrate, ecc.. Il MNER fornisce un aiuto di tipo legale, condivide esperienze di altre fabbriche, crea contatti; inoltre nelle possibilità dell'organizzazione si mobilita per facilitare la ripresa della produzione e organizzare i lavoratori, se sono disponibili anche con aiuti di tipo monetario: “Esiste un accordo d'onore tra le varie imprese che si recuperano - dice Luis Aravena del MNER - perché anche noi siamo stati aiutati.” Uno dei problemi più gravi è quello della gestione dei debito ereditati dalla gestione precedente e delle risorse umane (personale qualificato, in particolare). Anche per questo motivo e per rafforzare il movimento è stato firmato un accordo con l'università di Buenos Aires per organizzare corsi di formazione professionale in settori come amministrazione, marketing, informatica etc.
Visitiamo due imprese recuperate, la Cooperativa IMPA che produce lavorati d'alluminio e l'hotel Bauen.
La IMPA è stato il primo caso di occupazione-recupero dentro la città di Buenos Aires. Dal 22 di maggio del 1998 è gestita dagli stessi operai con la solidarietà del quartiere. Con l'aiuto di Guillermo Robledo, un compagno che donò la prima tonnellata di alluminio, fu fatta riprendere la produzione della fabbrica. Un punto di forza della storia del recupero della IMPA è l'aver creato vincoli e alleanze con entità esterne e l'aver fatto conoscere la propria attività. Un'iniziativa nel campo culturale, promossa de una professoressa di teatro che chiese uno spazio per presentare uno spettacolo, riscosse tanto successo che con il tempo si è creato un Centro Culturale nella stessa IMPA. Durante il fine settimana parte della fabbrica si converte in sala di spettacoli dove si può ascoltare musica, vedere opere di teatro, danza o film; si organizzano anche mostre, corsi e seminari su temi culturali. Recentemente si è anche aperta una scuola per adulti con programmi e diplomi riconosciuti, frequentati da vari operai della fabbrica stessa.
Horacio Campos, che lavora nella IMPA dal 1968, ci accompagna a visitare la fabbrica e ci trasmette il grande orgoglio nel vedere la produzione che continua aumentando, la capacità di autogestione e la mancanza di un “padrone”. Chiaramente mantenere la fabbrica aperta e funzionante richiede uno sforzo contino, nel settore della produzione, promozione e vendita. : chiama l'attenzione la mancanza di applicazione di norme di sicurezza come utilizzo di guanti, occhiali, maschere, un sistema di aerazione degli ambienti; esistono piani pensionistici e di salute in parte autofinanziati.
Il Bauen è un hotel emblematico della città di Buenos Aires, costruito dal governo militare per i mondiali di calcio del 1978. Lo caratterizza una storia di finanziamenti fraudolenti, chiusure, riaperture, fallimenti, fino alla chiusura definitiva il 28 dicembre 2001. Dal marzo del 2003 un gruppo di lavoratori dello stesso hotel lo ha occupato ed è in attesa della risoluzione di varie questioni legali per abilitarlo nuovamente e aprirlo al pubblico.
Coperti dalla legge sulle espropriazioni del Governo della città di Buenos Aires e nel proseguirsi di svariate azioni legali, gli impiegati del Bauen hanno ottenuto per il momento la custodia del hotel, ma non il permesso di sfruttarlo commercialmente. In realtà affittano alcune sale per eventi puntuali e hanno aperto un bar, anche se solo in maniera ufficiosa (i giovedì sera e durante il fine di settimana si danno spettacoli di tango, spettacoli teatrali e musicali). In attesa di un finanziamento di circa 130.000 dollari che dovrebbe essere messo a disposizione dello stesso governo della città, queste attività svolgono comunque l'importante compito di garantire una manutenzione minima e una funzione di sorveglianza dei locali senza la quale l'edifico cadrebbe in una situazione di abbandono totale.
Durante la nostra visita ci fermiamo nel bar, parliamo con alcune persone che fanno parte del gruppo di occupazione, visitiamo i saloni e le camere. Il panorama è un poco desolante: le 200 abitazioni, che si ripartono su 19 piani sono vuote e in parte smantellate, danno un'idea di un fasto passato e soprattutto un contrasto forte con le motivazioni, le ideologie e la tenacia delle persone che attualmente lo stanno occupando.
Sabrina
Buenos Aires
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